Cani da guerra dall’Olanda a Israele: l’inchiesta che scuote l’Europa
Un’inchiesta pubblicata l’11 aprile 2025 da il manifesto e condotta dal centro studi olandese SOMO ha portato alla luce una realtà sconvolgente: oltre cento cani militari sono stati esportati dai Paesi Bassi a Israele, per essere utilizzati dall’esercito israeliano in operazioni nei territori palestinesi occupati.
Esportazioni documentate
Secondo i dati forniti dall’Autorità olandese per la sicurezza alimentare e dei prodotti di consumo (NVWA), tra ottobre 2023 e febbraio 2025 sono stati rilasciati 110 certificati veterinari per l’esportazione di cani verso Israele. Di questi, 100 esemplari provengono da un singolo centro di addestramento, il Four Winds K9, situato nel villaggio olandese di Geffen, già noto per i suoi rapporti con l’IDF (Forze di Difesa Israeliane).
Utilizzo sui civili palestinesi
Le testimonianze raccolte da ONG palestinesi come Al-Haq e Al Mezan parlano chiaro: i cani vengono utilizzati durante incursioni notturne, interrogatori e rastrellamenti. Le vittime? Spesso civili disarmati, bambini, anziani e prigionieri.
In molti raccontano di essere stati aggrediti dai cani mentre erano ammanettati o stesi a terra, in episodi documentati anche in passato. Secondo SOMO, queste pratiche sono parte di un sistema sistematico e non episodico.
Il silenzio del governo olandese
Nonostante interrogazioni parlamentari e pressioni da parte di movimenti per i diritti umani, il governo dei Paesi Bassi non ha interrotto le esportazioni. Al contrario, ha continuato a rilasciare le licenze necessarie per l’export dei cani da guerra.
Nel 2015, dopo un caso di abuso documentato da B’Tselem (in cui un giovane palestinese, Hamzeh Abu Hashem, venne ferito gravemente da un cane militare), il governo dichiarò di non avere una base legale per vietare queste esportazioni, pur raccomandando alle aziende coinvolte di rispettare i Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani.
Il centro Four Winds K9, in quell’occasione, annunciò che avrebbe limitato le esportazioni a soli cani da tracciamento. Ma secondo l’inchiesta SOMO, questa promessa non è stata mantenuta.
Una richiesta chiara: stop all’export
Oggi SOMO e altre ONG chiedono ufficialmente che anche i cani vengano inclusi tra i beni soggetti a embargo nei confronti di Israele, come già avviene per le armi.
L’inchiesta sottolinea anche un altro aspetto inquietante: dopo il 7 ottobre 2023, l’impiego di cani sarebbe aumentato, a causa dell’ambiente contaminato dai gas e dalle sostanze chimiche nei territori di guerra, che rende necessario un ricambio continuo degli animali.
Questi cani non scelgono. Vengono addestrati, spediti e usati come strumenti di oppressione.
Non possiamo più chiudere gli occhi.