Benevento: uomo stupra i cani che compra o adotta

In un borgo dove il tempo sembra rallentare, tra case antiche e vie silenziose, si è insinuata una verità che lacera il cuore. Qualcuno, nell’ombra, ha fatto del male a creature indifese. Le ha illuse con una casa, poi le ha condannate. Alcune non sono sopravvissute. E tutto questo è successo davvero.

Per giorni, forse mesi, tutto è rimasto nascosto. Nessuna denuncia, nessuna voce. Solo dolore. Il dolore muto degli animali, quello che non urla, non chiede aiuto. Ma che esiste. E brucia. Perché chi soffre in silenzio spesso è anche chi viene ignorato di più.

Poi qualcosa si spezza. Qualcuno si alza. Qualcuno parla. E la città si sveglia. Inizia a guardarsi intorno, a farsi domande, a pretendere risposte. Il dolore si trasforma in rabbia, e la rabbia in richiesta di giustizia. È così che una comunità smette di chiudere gli occhi.

Ci sono state diverse denunce riguardanti il caso del presunto stupratore di cani a Benevento. Il sindaco della città ha formalizzato una denuncia alle autorità competenti, coinvolgendo anche la polizia locale e i servizi sociali.

Due volontarie animaliste hanno inoltre sorpreso l’uomo in flagranza durante presunti atti di violenza su un cane, documentando tutto e presentando una denuncia tramite avvocato, dopo mesi di indagini personali. Sono convinte di avere prove concrete.

A supporto, l’associazione animalista LAV (Lega Anti Vivisezione) ha richiesto un’indagine approfondita, evidenziando la gravità della situazione e manifestando l’intenzione di costituirsi parte civile. Le autorità sono attualmente al lavoro per accertare i fatti e tutelare gli animali coinvolti.

La verità è che chi fa del male a un animale, in questo Paese, ha poco da temere. Le leggi esistono, sì. Ma sono morbide, permissive, quasi disinteressate. Come se la sofferenza degli animali valesse meno. E questo non è solo un problema giuridico. È un riflesso di ciò che siamo.

Questa storia è uno specchio. Riflette il limite di ciò che accettiamo. E oggi quel limite è stato superato. Ora tocca a noi: alzare la voce, scuotere coscienze, cambiare le cose. Perché difendere gli animali non è un atto di bontà. È una responsabilità umana. È il segno di un’evoluzione.

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